Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

L’unità dei cristiani è e sarà segno della presenza dell’Inviato di Dio in mezzo al mondo, e dello Spirito Santo e del Padre Eterno. Sebbene appartenenti a culture, razze e lingue diverse, i cristiani condividono una comune ricerca di Cristo e un comune desiderio di adorarlo. Parlando all’interno della Chiesa già, stando a Istambul, Papa Francesco diceva: «È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa» (29 novembre 2014).

«In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo» è la parola chiave della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani per questo anno. La stella apparsa nel cielo della Giudea costituisce un segno di speranza lungamente atteso, che conduce i Magi e in essi, in realtà, tutti i popoli della terra, nel luogo in cui si manifesta il vero Re e Salvatore. Sono i cristiani del Medio Oriente che hanno preparato i materiali di quest’anno. Sono appunto consapevoli che il mondo condivide molti dei loro stessi travagli e delle difficoltà da loro sperimentate e anela ad una luce che possa dissipare le tenebre sul cammino verso il Salvatore. La pandemia mondiale di Covid-19, la conseguente crisi economica e il fallimento delle strutture politiche, economiche e sociali che avrebbero dovuto proteggere i più deboli e vulnerabili, hanno evidenziato il desiderio profondo, a livello globale, che una luce brilli nell’oscurità. La stella che brillò in oriente, nel Medio Oriente, duemila anni fa ci chiama ancora verso la mangiatoia, dove Cristo nasce. Ci attira laddove lo Spirito di Dio è vivo e operante, e ci richiama alla realtà del nostro battesimo e alla conversione del cuore.

Per causa della pandemia diventa difficile celebrare pienamente questa preghiera al livello diocesano. In piccoli gruppi ossia personalmente si può fare. Mentre in tutto l’arco dell’anno, in tempi migliori, cercheremo un modo di esprimere il grado di comunione già raggiunto tra le chiese e di pregare insieme per il raggiungimento della piena unità che è il volere di Cristo stesso: ut unum sint.

Vi prego di scaricare dal link in basso i materiali al riguardo.

Don Robert Kasereka Ngongi
Direttore del Centro Missionario diocesano