Mons Pompili: «È l’incertezza che genera la paura»

Il vescovo Domenico ha seguito il filo del tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, «Ci trattarono con gentilezza», rivolgendosi a i fedeli cattolici e ortodossi presenti in Cattedrale per la celebrazione conclusiva. In particolare mons Pompili si è soffermato sulla «gentilezza» riscontrata dal naufrago Paolo sulle coste di Malta, notando che anche in passato la mobilità umana è stato un tratto imprescindibile del mondo. A sollevare un interrogativo è il fatto che allora il movimento delle genti non suscitasse alcuno scandalo, per poi domandarsi cosa dice l’ospitalità di allora allo sgomento – quando non l’indifferenza – che invece viviamo noi oggi.

Una differenza che il vescovo ha affrontato proponendo una doppia lettura: umanitaria e spirituale. A fare la differenza tra ieri e oggi, secondo don Domenico, non sono i volumi di traffico, il numero di persone in movimento, ma il senso di sicurezza. «Oggi tutto è diventato più difficile, si fa strada l’uomo incerto, insicuro. Nella società della paura si va alla ricerca di sicurezza e non si guarda in faccia a nessuno». L’insicurezza è interiore ed esteriore: «all’esterno non danno sicurezza le istituzioni, la famiglia. La stessa politica sembra più occupata ad alimentare la paura che a debellarla. A livello interiore siamo senza profondità e, dunque, privi di quel cordone sanitario che ci consente di metabolizzare il male: siamo soli con noi stessi».

Eppure, proprio l’ospitalità sarebbe un rimedio, perché «ci fa ritrovare l’altro e la possibilità di non lasciarsi sopraffare dal negativo». Ed è qui che si apre la questione di carattere spirituale: «Di fatto oggi si convive tra credenti cristiani di differenti confessioni l’uno accanto all’altro. E quel che è più interessante, agli occhi di molti siamo cristiani e basta senza troppe distinzioni. Quel che per noi è ancora motivo di divisione, ma all’esterno, in un mondo post-religioso, appariamo tutti appartenenti allo stesso universo spirituale. Di qui l’esigenza di ritrovare nel concreto l’unità nella diversità, che non è un problema, ma semmai una ricchezza».

Tutto spinge ad alimentare le occasioni di incontro, anche tra cristiani. I problemi non si possono che affrontare insieme. Come pure le gioie e le opportunità. A livello locale, ad esempio c’è da condividere il momento positivo della prima pietra della nuova chiesa ortodossa a Campoloniano. «Sarà festa anche per noi cattolici!», ha concluso don Domenico.